RevenueHits: solo il traffico da USA, Canada e Australia vale qualcosa

In un post precedente avevo parlato della piattaforma pubblicitaria RevenueHits, illustrando i risultati ottenuti nel primo mese in cui avevo inserito gli annunci del suo circuito su questo blog. A distanza di qualche mese riprendo l’argomento per proseguire nell’analisi iniziata a suo tempo.
Come premessa, è utile ricordare che RevenueHits è un circuito di annunci basato sulle performance degli stessi, valutate secondo un modello cosiddetto CPA, Cost Per Action in cui un annuncio genera un ricavo in base all’azione che l’utente compie su di esso, click, inserimento mail, registrazione al sito, download file, ecc.., a seconda del tipo dell’annuncio stesso. La dashboard di amministrazione di RevenueHits però non fornisce degli strumenti di analisi avanzata o le informazioni relative alle tipologie di azioni effettuate dagli utenti; gli unici dati forniti sono semplicemente il numero di impressioni e il numero di click, per cui l’analisi dovrà necessariamente essere basata solo su queste grandezze.

Dopo aver sperimentato un po’ tutte le tipologie di annunci messi a disposizione dal circuito RevenueHits (banner, interstitial, footer, shadow box, popunder), ho deciso che quello che mi offriva il giusto compromesso tra l’essere redditizio e il non essere troppo invasivo per i visitatori era il tipo Shadow Box. A partire dal mese di Novembre 2015 ho quindi deciso di eliminare tutte le altri tipologie di annunci e ho lasciato un unico banner di tipo shadow box sul blog e, più precisamente, soltanto sulle pagine dei singoli articoli. Questi sono i risultati ottenuti a fronte delle 10432 pagine viste, di cui 9403 uniche, totalizzate nel mese di osservazione:

RevenueHits Statistiche Novembre 2015

In sintesi, come si può vedere dall’immagine, il blog ha totalizzato:

Impressioni: 6081
Click: 313
CTR: 5,147%
eCPM: 1,57$
Ricavi: 9,54$

La cosa su cui mi voglio concentrare ora è analizzare quale traffico, in termini di Paese geografico di origine, produca effettivamente un guadagno.
Di seguito è riportata la tabella riassuntiva dei 10 Paesi che hanno contribuito maggiormente alla realizzazione del profitto ottenuto nel periodo di osservazione (Novembre 2015):

RevenueHits Novembre 2015 Top10 Localizzazioni

Come si può notare gli unici Paesi di provenienza degli utenti che producono un introito significativo sono USA, Canada e Australia, con valori eCPM di:
USA: 5,46$
Canada: 3,10$
Australia: 2,11$

Dall’elenco ho escluso la Malesia che emerge nell’immagine con un eCPM di 32,53$, frutto però solo di una singola azione significativa (probabilmente un download) effettuata da un utente (e osservata in un report giornaliero) che è valsa tutti i 65 centesimi prodotti dal Paese nel mese. Questo, unito al trascurabile numero di impressioni e click su base mensile, mi porta ad escluderla dal ragionamento.

RevenueHits Novembre 2015 Cost per Action

I dati della tabella precedente ottengono ancora maggior significato se incrociati con le informazioni estratte da Google Analytics relative alla provenienza dei visitatori nello stesso periodo di osservazione. Di seguito il riepilogo del numero di sessioni, e le relative percentuali sul totale, provenienti dai diversi Paesi nel mese di Novembre:

1) USA: 2068 (24,48%)
2) Italia: 1104 (13,07%)
3) India: 902 (10,68%)
4) Germania: 381 (4,51%)
. . .
8) Canada: 191 (2,26%)
. . .
15) Australia: 101 (1,20%)

Il traffico dall’Italia, al momento, ha un valore completamente trascurabile come si evince dai 28 centesimi maturati a fronte di 1081 impressioni e 27 click, per un eCPM di soli 0,26 euro. Anche il CTR, fermo al 2,47%, è tra i più bassi in assoluto e questo dato si può probabilmente ricondurre alla scarsa “qualità” degli annunci visibili provenendo da un indirizzo IP italiano (ricordiamo che gli annunci di RevenueHits sono GeoTargettizzati, cioè utenti provenienti da Paesi diversi vedono annunci diversi e più pertinenti alla loro area geografica) che lamentavo in conclusione a questo altro articolo.
Ancora più inutile è il traffico proveniente dall’India che addirittura in questo caso non entra nella Top10 dei Paesi più redditizi, nonostante sia la terza fonte per numero di sessioni degli utenti e, quindi, di impressioni degli annunci. RevenueHits, oltre alla schermata dei primi 10 Paesi nella dashboard, permette di scaricare il report completo in formato csv. Scaricandolo e andando a cercare i dati relativi all’India, ho trovato quanto segue:

INDIA
Impressioni: 660
Click: 15
CTR: 2,273%
eCPM: 0,05$
Ricavi: 0.03$

Praticamente l’India ha prodotto circa la metà delle visite e delle impressioni arrivate dagli USA, generando però soltanto 3 centesimi contro gli oltre 7 dollari di questi ultimi.

In conclusione: se avete un blog in italiano o, in generale, attirate la maggior parte del traffico verso il vostro sito da utenti provenienti dall’Italia, con RevenueHits non riuscirete a monetizzare quasi nulla e sarebbe meglio valutare altri circuiti pubblicitari. Invece, nel caso in cui il vostro sito o blog, sia in lingua inglese e attragga soprattutto visitatori dagli Stati Uniti allora con RevenueHits si può ottenere anche qualche risultato interessante.

Vedi anche:

2 thoughts on “RevenueHits: solo il traffico da USA, Canada e Australia vale qualcosa

  1. Pingback: Ecco quanto ho guadagnato con RevenueHits nel primo mese di utilizzo | Dede Blog

  2. Pingback: RevenueHits VS Google Adsense: chi paga di più? Un confronto sul campo a Gennaio 2016 | Dede Blog

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