Live Report: concerto Wilco @ Fabrique, Milano (12/11/2016)

Concerto Wilco al Fabrique di Milano 12 Novembre 2016 Dopo le due apparizioni estive al “Ferrara Sotto le Stelle” e a Roma, anche il freddo e piovoso autunno milanese si presta a fare da cornice ad una data dei Wilco. Sono passati oltre 4 anni dal loro concerto a Venaria e in questo arco di tempo di cose ne sono successe parecchie. E’ successo, ad esempio, che un giorno ci siamo svegliati e abbiamo trovato un loro nuovo album, Star Wars, disponibile in download gratuito. Poi, poco più di un anno dopo, abbiamo visto comparire una vignetta del famoso illustratore spagnolo Joan Cornellà, scoprendo che sarebbe stata la copertina di Schmilco, il loro decimo disco in studio. E’ successo, infine, che l’8 dicembre 2016, appena quattro giorni prima del concerto, gli Stati Uniti d’America abbiano eletto Donald Trump come loro nuovo presidente. Per i Wilco, da sempre schierati politicamente, che hanno in passato suonato a sostegno della candidatura di Obama, di cui sono dichiarati beniamini, deve essere stato un brutto colpo.
Sarà forse per questo che Tweedy e soci promuovono ad opener della setlist “Ashes of American Flags”. E’ questo infatti il pezzo al quale lascia il posto la collaudata coppia di brani “Normal American Kids” e “If I Ever Was A Child” che apre il recente “Schmilco”, e con cui, pochi minuti dopo le 21, si presentano sul palco; Jeff Tweedy è in perfetta tenuta da yankee del midwest, con giubbotto di jeans, cappello bianco, occhiali e codino.
Come dicevamo, di cose dall’ultima volta ne sono cambiate molte, tranne una: i Wilco sul palco sono una macchina perfetta. Bastano pochi pezzi per ripartire da questa certezza, vidimata in maniera definitiva quando l’outro di “I Am Trying to Break Your Heart” incontra, senza soluzione di continuità, l’attacco di “Art of Almost”, l’ammaliante apripista di “The Whole Love” del 2011. Quest’ultimo si conferma pezzo dalla caratura artistica superlativa, perchè in questi 7 minuti ci sono tutti gli ingredienti della “canzone completa” e la psichedelia della seconda parte ipnotizza e sprigiona un’energia che arriva dritta dritta ad un pubblico che non può far altro che applaudire a lungo. Un pubblico che però, per la verità, sembra un po’ più distaccato e meno legato a filo diretto con la band di Chigago, rispetto al precedente live, che prendo inevitabilmente come riferimento, e che si smuove solo in occasione dei pezzi d’artiglieria del band. Come “Impossible Germany”, sulla quale è inevitabilmente Nels Cline a prendersi la scena, al punto che Tweedy per primo si gode da posizione privilegiata la sua maestria, piazzandosi al suo fianco ad osservarlo dopo aver messo il pilota automatico alle mani che guidano la sua chitarra d’accompagnamento.
Forse anche Tweedy avverte la stessa sensazione di distacco del pubblico e, prima di annunciare il classicone “Jesus, etc”, invita i presenti a “cantare insieme a noi” affermando che “ci farebbe davvero piacere”. Il concerto prosegue costringendoci a spostare di continuo lo sguardo, alternandolo tra la gli automatismi ipnotici di Glenn Kotche alla batteria, i virtuosismi di Cline, l’eleganza di Mikael Jorgensen alle tastiere e la coinvolgente semplicità di Jeff Tweedy, carismatico leader della combricola Wilco. Un Tweedy che non può certo sottrarsi dello spendere due parole su quanto sta succedendo dalle loro parti e che quindi, per prendere l’argomento, sorride e ironicamente dice che “siamo stati inviati dal nostro governo come ambasciatori della cultura”. Poi però si fa serio e afferma che “quanto è successo è un bene, perchè ora in America tutti si stanno guardano negli occhi gli uni con gli altri chiedendosi – cosa possiamo fare? -“. Parla di presa di coscienza che questa elezione, diciamolo, a sorpresa, di Donald Trump ha portato, sostenendo che nel suo Paese, fin da subito, “tutti si stanno impegnando per capire cosa possono fare per aiutare i più deboli”.
Chiusa la breve parentesi politica, la musica torna ad essere la protagonista della serata. Dopo un numero di pezzi superiore a quello della scaletta di qualunque altra band, si ritirano per la prima delle abituali due soste. Appena ritornano per il primo giro di encore, però, mettono subito in chiaro, con “Random Name Generator”, che l’energia è tutt’altro che in fase di esaurimento. Un altro pezzo, poi vanno, tornano una terza volta, come di consueto, poi “Califofornia Stars”, fino a chiudere con “A Shot in the Arm”. Sono passate, anzi sono volate, più di due ore. Più di due ore in cui, ancora una volta, i Wilco ci hanno deliziato con la loro proposta artistica dal vivo che resta di alto, altissimo, livello.

Scaletta del concerto:
Ashes of American Flags
Normal American Kids
If I Ever Was a Child
Cry All Day
I Am Trying to Break Your Heart
Art of Almost
Pickled Ginger
Misunderstood
Someone to Lose
Via Chicago
Reservations
Impossible Germany
Jesus, Etc.
Locator
We Aren’t the World (Safety Girl)
Box Full of Letters
Heavy Metal Drummer
I’m the Man Who Loves You
Hummingbird
The Late Greats
Encore
Random Name Generator
Spiders (Kidsmoke)
Encore 2
California Stars
War on War
A Shot in the Arm

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