L’affluenza è molto ridotta, complice una serata umida battuta da una leggera ma fastidiosa pioggia che non è che invogli proprio ad uscire di casa. Non sono previsti artisti a supporto e nonostante ciò Burgess e soci si fanno attendere fino alle 23 passate. A salire sul palco oltre a lui con un inguardabile caschetto biondo, reso un po’ meno imbarazzante di quanto non appaia sulle locandine promozionali del tour da una abbondante ricrescita, ci sono un batterista e l’altro Charlatans, Mark Collins, alla chitarra acustica.
Burgess, a dispetto dei suoi 45 anni e del suo passato da protagonista della scena british, sembra un giovane emergente alla sua prima esibizione dal vivo. Esce timidamente, dispone la scaletta dello show a metà strada tra lui e Collins e, sorprendentemente, apre un raccoglitore con i testi delle canzoni del suo ultimo lavoro, che consulterà costantemente, inginocchiandosi, durante la performance.
I nuovi pezzi sono leggeri, sfumati, gli accompagnamenti dal vivo sono minimali e la voce, il più delle volte, è ai limiti del sussurro. Burgess si dondola, accenna dei balletti, si inginocchia, come detto, per una veloce ricontrollata ai testi e ogni tanto dà una sorsata al bicchiere di vino che lo accompagna. Il tutto con enorme semplicità. Su “The Economy” si siede, incrocia le gambe e la canta pacatamente senza mai alzare lo sguardo, comunque nascosto dal “fungo” biondo che ha in testa, dal pavimento. A seguire trova spazio il primo dei brani tratti da “I believe”, il suo esordio solista del 2003, e cioè “Years ago” che precede il primo singolo tratto dal recente ultimo album, “A case for vinyl” e la doppietta targata The Charlatans “The Only one I Know ” e “Impossible”. L’atmosfera, dato, come detto, il ridotto numero di spettatori, è da esibizione tra amici e l’atteggiamento di Tim si adegua intelligentemente alla cosa. Anche quando la prima parte di show arriva alla sua conclusione, con il secondo singolo “White”, fa qualche passo indietro, saluta, poi guarda il camerino e quasi con imbarazzo esprime un concetto del tipo “vabbè, stiamo qua, tanto per andare li e tornare subito…”. L’esibizione riprende quindi con ancora un paio di pezzi prima della conclusiva “Oh my Corazon”, ancora da “I Believe”, che mette fine ad una piacevole oretta trascorsa in compagnia di un protagonista delle zone alte delle classifiche degli anni ’90 che ha indossato per una sera i panni del timido esordiente. Scaletta:
Anytime Minutes
The Great Outdoors, Bitches
The Economy
Years Ago
A case for vinyl
The Only one I Know (The Charlatans)
Impossible (The Charlatans)
Hours
Doors
Graduate
White
–
–
Oh My Corazon