Recensione: LCD Soundsystem – This is happening

Artista: LCD Soundsystem
Titolo: This is happening
Anno: 2010
Genere: Elettro-rock

Lente d’ingrandimento: Ecco che, a 5 anni di distanza dal loro omonimo esordio, anche gli LCD Soundsystem arrivano alla tanto attesa prova del terzo disco. E ci arrivano con questo This is happening la cui uscita è stata preceduta da un paio di dichiarazioni rilasciate qua e la da colui che incarna il progetto LCD Soundsystem, James Murphy, che non possono non essere prese in considerazione. La prima è che questo sarà “migliore dei due album precedenti” e la seconda che “questo disco sarà l’ultimo firmato come LCD Soundsystem”. Da una parte quindi la sicurezza, o il tentativo di ostentarla, di essere riusciti nel non semplice compito di migliorare quanto prodotto con i 2 precedenti lavori, il disco omonimo e il successivo Sound of Silver, oggettivamente di una certa qualità a prescindere dalle più che positive risposte del pubblico e dalle celebrazioni della stampa; dall’altra parte invece la presa di coscienza che, indipendentemente dall’esito, e dal fatto che il lavoro piaccia o no, il discorso si chiude qua.
Veniamo quindi al disco, che parte bene con Dance Yrself Clean, un bel pezzo introduttivo, lungo e con diversi cambi di suono che riesce comunque a trovare la giusta dimensione e il giusto mix tra beat e melodia. Forse la prima parte del brano si trascina un po’ troppo e dopo un po’ di ascolti si inizia a pensare che se fosse durata un paio di minuti in meno sarebbe stato meglio, anche se comunque, in rapporto alla durata dell’album, ci può stare. Segue Drunk girls, un pezzo allegro e veloce in cui vengono accantonati i magheggi tecnologici e in cui si torna a “suonare”, in un modo che sembra quasi far tornare alla metà degli anni ’90 (la struttura del pezzo e il coretto che ripete il titolo del brano ad intervalli regolari mi ricordano addirittura Parklife dei Blur). Il crescendo della prima parte del disco continua con il ritorno dell’elettronica spinta e l’aumento di ritmo di One Touch, sui cui beat inizia a muoversi la testa al ritmo di “One touch, is never enough…”, ritornello semplice ma di impatto, che esce in automatico dalla bocca già dopo un paio di ascolti. Ma il bello deve ancora venire: All I want è il pezzo migliore, nel quale le chitarre tornano ad essere protagoniste e, supportate alla grandissima da testiere inserite sempre nel posto e nel modo giusto, offrono una base compatta e convincente su cui si appoggia magistralmente la voce. Il risultato è davvero ottimo e, nonostante gli universali accostamenti a Bowie che ne vengono fatti, ci troviamo di fronte ad un pezzo che potrebbe tranquillamente essere uscito da un disco degli Strokes. A questo punto il disco ha la prima battuta d’arresto con I can change, piatta e scontata, ma potrebbe ripredendersi subito se You wanted a hit, pezzo comunque nel complesso molto godibile, non si perdesse in tentennamenti inutili e non ci mettesse nuovamente oltre 3 minuti, sui 9 totali, per decollare. Pow Pow ridà un po’ di vigore al tutto e ce n’è bisogno, perchè i seguenti 7 minuti di Somebody’s Calling Me sembrano infiniti talmente è la pesantezza del brano, risultato o di un tentativo di sperimentazione eccessiva o di una mancanza di idee in esso camuffata. Chiude Home, una divagazione verso suoni più orientati al funky, che non avrà certo l’originalità tra i suoi punti forza, ma che conclude comunque dignitosamente un lavoro (oltre che la trilogia LCD) che nel complesso piace e convince abbastanza, perchè ci si ritrova con un’ora e cinque minuti di ascolto che, nonostante i piccoli periodi bui evidenziati, sembrano molto meno, segno che il disco scorre via bene e non pesa eccessivamente, caratteristica questa non sempre facile da riscontrare in un lavoro a matrice prevalentemente elettronica.

Brani migliori: All I want, One Touch, Drunk Girls
Brani peggiori: I can change, Somebody’s Calling Me, Home

Voto: 6,5

Sito: www.lcdsoundsystem.comSpace: www.myspace.com/lcdsoundsystem

Artisti simili: Hot Chip,Caribou,Sleigh Bells

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